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Domani è il grande giorno. Verrà consegnato il Premio Internazionale Artiglio alla MICOPERI di Ravenna, nella persona di Silvio Bartolotti, per il recupero del relitto della Costa Concordia.

Ma chi è la MICOPERI? Ecco qui una breve storia fatta da Boris Giannaccini.

La Micoperi nasce alla fine della seconda guerra mondiale, nel 1946, come società attiva nel settore marino, soprattutto nel recupero di relitti di navi affondate nel periodo bellico.

La grande occasione per entrare a pieno titolo nel mondo dei recuperi marittimi, viene nel novembre 1956 con il bombardamento del Canale di Suez e la sua ostruzione al passaggio delle navi. Danno enorme per la navigazione! La Commissione tecnica delle Nazioni Unite, diretta dal generale Raymond Wheeler, già presidente della Panama Canal Company, individua nel consorzio olando-danese, basato principalmente sull’olandese Smit International di Rotterdam (che la Fondazione Artiglio Europa ha premiato nel 2007 per il recupero del sommergibile atomico russo Kurks affondato nel mare di Barents il 12 agosto 2000) e sulla danese Svitzers. Quest’ultima, aveva dei mezzi dislocati ad Aden che furono immediatamente trasferiti a Suez. La Smit, dopo un lungo viaggio, trasferì i suoi pontoni da Rotterdam a Porto Said. Il Canale venne quindi “attaccato” da nord e da sud nell’intento di ridurre i tempi della sua occlusione: ma questo consorzio non poteva disporre di tutto quanto occorreva per un lavoro multiforme come quello che si doveva fare per liberare il Canale. La Commissione delle N.U. stipulò allora alcuni contratti con società specializzate di altri Paesi, tra cui l’Italia. E, per il nostro Paese, si chiamò la Micoperi. La società italiana aveva i suoi mezzi in Tunisia, nella zona di Sfax. A sua volta alla Micoperi si associa, come impresa fiancheggiatrice, la Tripcovich di Trieste,che manda a Porto Said il rimorchiatore Herkules e quattro palombari.

Sul Canale dirigeva i mezzi della Micoperi l’Ing.Giovanni “Nino”Buttazzoni, allora forse il miglior esperto italiano di imprese subacquee. I dieci palombari della Micoperi e i quattro della Tripcovich,erano in grado di eseguire lavori anche molto delicati: erano tutti uomini di grande esperienza.

L’acqua sempre torbida del Canale rende il lavoro ancora più difficile, ma sono queste condizioni che danno modo alla Micoperi ed ai suoi uomini, con il controllo dell N.U. e sotto gli occhi dei tecnici di otto Paesi, di dimostrare il loro valore. Anche il generale Wheleer non mancò di sottolineare che “questi italiani sono dei diavoli. Nel Canale si sono dimostrati i più grandi palombari del mondo”. Anche il Segretario delle N.U. Dag Hammarskjöld, in visita ai lavori nel marzo 1957, affermò: “courageous and marvellous”. “Le vostre navi con i vostri uomini ci hanno reso fieri della nostra opera nel Canale. Il mondo intero guarda con ammirazione ai vostri migliori ambasciatori”.

Dopo il Canale i lavori si sono moltiplicati. Campagne di prospezioni geologiche, erezioni di terminali petroliferi o la posa di un oleodotto, si tratta sempre di impegni di grande rilievo subacqueo. E, ovviamente, c’è anche il problema relativo alle immersioni: ridurre o eliminare i tempi della decompressione. E alla Micoperi, ormai una realtà di livello europeo, questi problemi sono presenti. Un suo ingegnere navale, Giunio Santi, progetta un apparecchio, che a sua volta si chiama “micoperi”, dalle iniziali delle parole “miscela costante, pressione equilibrata, risalita istantanea”. La nuova apparecchiatura viene subito utilizzata per far rigalleggiare una nave appoggio di una compagnia petrolifera: era il 1960 e la nave, la Queen Mary, della compagnia Aramco, affondata per un fortunale nel Golfo Persico. La nave fu risollevata in soli tre giorni.

In quel periodo la Micoperi lavora a pieno ritmo, soprattutto nella costruzione di piattaforme petrolifere offshore in Mar Rosso, nell’Oceano Indiano, in Mediterraneo, nei Caraibi e nel Mare del Nord; la Società voluta dall’Ing.Buttazzoni, è ormai una grande realtà imprenditoriale italiana, leader in un settore ad altissima specializzazione.

Negli anni ’80 avviene una suddivisione all’interno della Società, tanto che il ramo più importante, viene messo in liquidazione. “Io – dice Silvio Bartolotti – ho raccolto tutte le mie energie per portare a Ravenna questo marchio prestigioso, a cui uomini prestigiosi come Nino Buttazzoni e Giovanni Makaus avevano dedicato la vita”.

Lo stesso Ing.Buttazzoni non si capacita di quanto accaduto. “Avevamo conquistato un posto in prima fila e creato società satelliti a Londra, Madrid, in Brasile. E ricorda anche altro.

Il 16 dicembre 1986 nei cantieri navali di Monfalcone avviene il varo della Micoperi 7000 alla presenza del Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, del Presidente dell’IRI, Romano Prodi e del Presidente della Fincantieri, Bocchini. La speciale unità ha una lunghezza di 190 metri, una larghezza di 87, una velocità di 10 nodi ed ha alloggi per 800 persone. Le due gru da 7000 tonn ciascuna hanno bracci lunghi 160 metri e può operare con un mare forza 8. Il 7 agosto 2001, il Corriere della Sera pubblica una foto a colori di una strana nave e sotto il titolo “La piattaforma mobile più grande del mondo”, si legge: la supernave-piattaforma mobile dell’ENI, Saipem 7000, naviga verso il Mar Nero dove dovrà posare una condotta sottomarina alla profondità di 2000 metri. La nave dispone di una gigantesca torre di posa alta 134 metri, che è stata smontata per consentire il passaggio sotto i ponti del Bosforo”.

Ė la mia Micoperi 7000 – dice Buttazzoni – che ha cambiato solo il nome!”


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